Unpanisad

उपनिषद् (Upaniṣad)

Una volta mi fu chiesto di sintetizzare in poche parole gli insegnamenti delle Upaniṣad. La mia risposta fu, più o meno, la seguente (faccio copia e incolla da una vecchia sbobinatuta).

“Nulla più della sofferenza può insegnare all’uomo il senso della sua finitezza. Tutto quanto riusciamo ad esperire in questa dimensione, insomma, possiede soltanto una realtà relativa limitata dallo spazio e dal tempo. Sospinti da questa brama di infinito, gli antichi maestri delle Upaniṣad, con uno slancio intuitivo a mio avviso ancora insuperato, realizzarono che la ricerca di questo infinito non poteva compiersi con successo occupandosi di ciò che fosse altro da sé e, nello spazio di un cuore puro, scoprirono che l’infinito alberga nel cuore di ogni uomo. L’infinito, insomma, altro non è che l’ātman (sé individuale) e questo ātman è invero il brahman (sé universale), ossia tutto l’universo. Questa consapevolezza è considerata la conoscenza realizzativa imprescindibile per penetrare e, in definitiva, “essere” il mistero dell’Assoluto”.

A distanza di qualche anno, e questo è piuttosto insolito per chi mi conosce, forse darei nuovamente questa risposta.

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